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vb trib 21

VERBANIA - 07-06-2025 -- Assolte con formula piena. A cinque anni di distanza dalla tragedia della pandemia s’è chiuso favorevolmente alle due dottoresse imputate di omicidio colposo il processo per la morte di un paziente colpito da Covid. I fatti risalgono al marzo del 2020, quando il coronavirus iniziò a dilagare tra la popolazione, falcidiando in particolare le persone fragili. In una casa di riposo del Verbano un paziente di 83 anni, affetto da altre patologie, si ammalò come molti altri. I responsabili della struttura chiamarono il medico di continuità assistenziale per una prima valutazione. La dottoressa, alla luce della situazione generale e di quanto si conosceva – allora molto poco – di quella patologia e dei suoi protocolli di cura, decise di non disporne il trasferimento in ospedale, diagnosi confermata in un secondo motivo dalla collega del 118, chiamata in emergenza a visitarlo nella Rsa. Quando, dopo alcuni giorni, l’83enne fu condotto al Santissima Trinità di Borgomanero, era in gravi condizioni e, dopo due giorni, morì. La denuncia sporta dai familiari hanno portato all’apertura di un fascicolo per omicidio colposo di cui s’è occupato il sostituto procuratore di Verbania Nicola Mezzina. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio e, al termine del procedimento con rito ordinario, la condanna a sei mesi per entrambe.

Il giudice Beatrice Alesci le ha invece assolte, accogliendo la tesi difensiva dell’insussistenza di comportamenti negligenti. Nel chiedere l’assoluzione le difese avevano molto insistito, oltre che su quanto affermato dai propri consulenti tecnici, sulla natura della malattia, sulle comorbilità del paziente (“morto con il Covid, non per il Covid” – hanno detto) e sul fatto che tutti, in quel periodo, erano impreparati ad affrontarlo.

Respinta la richiesta dei congiunti dell’anziano che, costituiti parte civile, hanno chiesto 187.500 euro di risarcimento da danno biologico, 240.000 euro a ciascun figlio per il danno da perdita parentale, 145.000 euro per il danno morale.