VERBANIA - 9-6-2025 -- Erano da poco passate le 9.30 di domenica mattina quando Arnaldo Catenazzi, nome di battaglia “Gatto”, classe 1926, ultimo partigiano vivente del VCO, ha lasciato il seggio elettorale di Intra. Si era recato a votare per il referendum, come ha sempre fatto. Con passo affaticato ma determinato, lo sguardo lucido, ha compiuto un gesto che oggi appare carico di un significato profondo, che va oltre ogni scelta politica o singola consultazione.
In un tempo in cui l’astensionismo cresce in modo preoccupante, indipendentemente dal tipo di voto – siano elezioni europee o referendum – la presenza di Catenazzi tra le urne è un atto civile e simbolico di rara forza. Non è retorico dire che nessuno come lui conosce il senso autentico del voto, perché quel diritto lo ha conquistato lottando in prima persona contro la dittatura e per la libertà.
È stato resistente nella Resistenza, ma lo è ancora oggi, nel suo modo di continuare a credere nella democrazia, nelle istituzioni, nella partecipazione attiva. Con quel semplice gesto ha ricordato a tutti che votare è guardare al futuro, non voltarsi dall’altra parte. Ed è un dovere che va esercitato anche – e soprattutto – quando il disincanto rischia di prevalere.
Arnaldo Catenazzi non ha fatto discorsi. Non ce n’era bisogno. La sua presenza al seggio è stata una lezione silenziosa ma potente per chi c’era e per chi ancora esita a scegliere se votare o meno. In quei pochi passi tra l’urna e l’uscita, si è condensata una storia lunga un secolo. La nostra storia.
A.D
