VERBANIA - 10-06-2025 -- La notizia, all’epoca dei fatti, aveva suscitato scalpore e portato Verbania sulle prime pagine dei media nazionali. Nel 2019, al termine di un anno di indagini, la Squadra mobile della questura di Verbania aveva eseguito otto misure cautelari (sette arresti, di cui sei in carcere) nei confronti di altrettante persone di nazionalità italo-brasiliana accusate di aver messo in piedi un meccanismo fraudolento per far ottenere la cittadinanza a connazionali con avi italiani.
L’inchiesta era partita da Macugnaga e dalla segnalazione di inusuali richieste da parte di brasiliani che, all’ufficio anagrafe, depositavano attestazione di residenza nel borgo Walser. Erano seguiti accertamenti che avevano portato a individuare, in provincia e nell’Alto Novarese – ma anche a Padova – un gruppo di persone che, dietro il pagamento di 7.000 euro a cliente, imbastiva le pratiche per ottenere il passaporto italiano sfruttando il silenzio/assenso sulla residenza anagrafica, che metteva poi in capo ad altri uffici il rilascio del passaporto che, di norma, sarebbe spettato al consolato italiano in Brasile. Ciò avveniva sfruttando una legge nazionale, di recente rivista in maniera restrittiva, basata sullo ius sanguinis, cioè sul diritto di ottenere il passaporto degli avi emigrati all’estero.
A seguito di quella operazione, in cui si contestava il falso, sono stati avviati i procedimenti penali che si sono chiusi tutti con sentenze assolutorie, anche nei confronti di coloro che erano stati condannati in primo grado e che, con l’impugnazione, sono stati giudicati dalla Corte d’Appello di Torino.
