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VERBANIA - 19-06-2025 -- Un rinvio con la possibilità di chiudere tutto prima. All’udienza preliminare bis del processo per il disastro del Mottarone, tenutasi stamane al Tribunale di Verbania, si sono registrate altre sorprese. La prima riguarda la formulazione dei capi di imputazione, che già era stata oggetto di discussione tra la Procura (l’allora procuratore capo Olimpia Bossi e il sostituto Laura Carrera) e il giudice Rosa Maria Fornelli. Quest’ultima, recependo le eccezioni delle difese, aveva chiesto – una prerogativa introdotta con la riforma Cartabia – che le accuse fossero riformulate prevedendo che si basassero sulla natura colposa e non dolosa dei contestati comportamenti. La revisione del capo di imputazione, operato sotto la direzione del nuovo procuratore Alessandro Pepè, è stata ritenuta insufficiente oggi da Gianni Macchioni, il presidente del Tribunale che svolge le funzioni di gup in questa fase. In particolare riguardo al capo B e al B-bis, cioè: attentati alla sicurezza dei trasporti. La Procura ha prontamente aderito, rivisto l’accusa stralciando il B-bis e modificando il B e depositando nuovamente l’atto.

A questo punto i legali dei cinque imputati, Luigi Nerini, Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio per Ferrovie del Mottarone (rispettivamente socio unico/amministratore unico, caposervizio, e direttore d’esercizio); Martin Leitner e Peter Rabanser per Leitner (presidente del cda e responsabile del sutomer service) hanno chiesto termini a difesa per poter valutare anche una nuova strategia. L’opzione che sta prendendo piede e quella di patteggiare, se non da parte di tutti, almeno da alcuni. L'ha detto apertamente l'avvocato di Tadini. Per poter concordare una pena, prima di tutto, va trovato un accordo di risarcimento con le uniche due parti civili che al momento non hanno ricevuto nulla - ne sono costituite, in questa seconda fase, una trentina - e che sono, non i parenti delle vittime e del superstite ferito (hanno pagato la compagnia assicurativa di Ferrovie del Mottarone e Leitner in prima persona), bensì Regione Piemonte e comune di Stresa. 

Il gup Macchioni ha aggiornato il procedimento al 18 settembre. Da qui ad allora si saprà quanti avranno definito pene congrue da proporre in ratifica al giudice. Se, così fosse, il processo si potrebbe chiudere già a settembre, facendo calare il sipariioo giudiziario su questa tragedia.

Il 23 maggio del 2021, una domenica, la cabina numero tre del tratto Alpino-Mottarone, giunta in prossimità della stazione d’arrivo, subì la rottura della fune traente, scivolando lungo la portante. Non entrarono in funzione i freni d’emergenza perché erano stati manualmente disattivati. Giunta al primo palo, a causa dell’elevata velocità accumulata nella discesa, la cabina scarrocciò e precipitò nel bosco per decine di metri. A bordo vi erano quindici persone, tutti passeggeri (in periodo post-Covid si viaggiava a capienza dimezzata, senza l’obbligo di vetturini). Tredici persero la vita immediatamente, un quattordicesimo nel trasporto in ospedale con l’elisoccorso. Si salvò solo una persona, un bambini di allora 6 anni, che perse l’intera famiglia nello schianto.

Le cause dello schianto, dovute alla negligenza nella manutenzione e nella tenuta dei registri - che sarebbero stati falsificati -, sono state appurate nel corso dell'incidente probatorio che s'è tenuto prima dell'udienza preliminare conclusa, come detto, con la richiesta di rivedere le accuse.