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VERBANIA - 22-6-2025 -- L'ombra delle guerre del terzo millennio s’è posata sulla commemorazione dei 42 Martiri di Fondotoce e dei 17 di Baveno. In una domenica baciata dal sole e offuscata dalla preoccupazione per le sorti di un'umanità alle prese con nuovi conflitti, a Fondotoce si è ripetuto il rito laico della Memoria: quello che, dal 1945 – un anno dopo i fatti – tiene vivo il nome dei martiri del nazifascismo e dei partigiani vittime del rastrellamento in Valgrande del giugno '44.

La cerimonia, dopo la messa celebrata dal vicario del Verbano, don Fausto Cossalter, nella parrocchiale di Fondotoce – ed anche lui non ha potuto fare a meno di esprimere preoccupazione per la situazione internazionale, richiamando ciascuno alle proprie responsabilità: "Non fate come gli apostoli che dissero a Gesù pensaci tu" – è proseguita, come ormai tradizione, con il corteo che dalla piazza Adua si è diretto al Sacrario della Memoria e della Pace.

L'accompagnamento del corpo musicale di Verbania, di numerosi sindaci del territorio, dei gonfaloni e delle rappresentanze dell’ANPI di diverse province, anche lombarde, ha composto una platea sempre attenta.

Commovente la (falsa) lettera di Cleonice Tomassetti, letta da un’attrice che ne ha interpretato il ruolo durante la sfilata. Unica donna vittima dell’eccidio, Cleonice si distinse per coraggio e dignità. Il suo nome, assieme a quello degli altri martiri e al nome di battaglia di coloro che morirono da "ignoti", il momento iniziale della commemorazione al Sacrario.

Commosso l’intervento del presidente della Casa della Resistenza, Gianfranco Fradelizio, e il suo saluto agli astanti, lungo il filo rosso dell’indignazione per il bombardamento della notte da parte dell’aviazione americana all’Iran: esempio estremo di come l’umanità non abbia ancora imparato le lezioni della Storia.

Domenico Ravetti, vicepresidente della Regione Piemonte, gli ha dato ragione: "Viviamo nella società del tempo presente, che non sa guardare al passato e non sa coniugare i verbi al futuro", ha precisato, spiegando come la commemorazione di Fondotoce sia dunque un andare "controvento". Ma per dare senso a parole come "Pace, Libertà, Sacrificio", occorre proprio guardare indietro. A date indimenticabili: il 25 aprile del '45, la Liberazione; il 2 giugno del '46, il referendum costituzionale; il 22 dicembre del '47, l’approvazione della Costituzione che entrerà in vigore nel gennaio del '48; e infine, il 18 aprile del '51, quando il trattato di Parigi diede vita alla Comunità europea dell’Acciaio e del Carbone.

"Oggi abbiamo bisogno di una nuova data. La data che non c’è ancora per costruire l’Europa che vorremo", ha chiosato.

E se gli interventi dei sindaci di Verbania e Baveno, Giandomenico Albertella e Alessandro Monti, hanno fatto appello proprio a restituire peso alle commemorazioni, all’insegna del "fare" che ciascuno – per quanto può – deve attivare, anche il vicepresidente della Provincia, Rino Porini, così come il prefetto vicario, Gerardo Covatta, hanno invitato a uscire dalla retorica. Non è più tempo di vuote commemorazioni.

E proprio sul peso delle parole si è soffermata l’orazione ufficiale, affidata al ricercatore e assessore alla Cultura del Comune di Varese, Enzo Laforgia. Restituire il peso esatto della parola "Patria", scrostandola dalla retorica che il fascismo diede al termine promuovendo un’immagine propria di una "patria fascista come unica patria possibile": è l’operazione compiuta dai partigiani, che – non a caso – prima di chiamarsi così, si chiamavano "patrioti".

Ed è in questo modo – ha detto il relatore – che dalla Resistenza nasce una nuova idea di Patria, "portatrice dei valori di Pace, Libertà, Giustizia, Eguaglianza. Valori sui quali è nata la nostra Costituzione".

E dunque, rispondendo 81 anni dopo alla tragica domanda che i nazisti scrissero sullo striscione portato in processione dai 43 di Fondotoce – "Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?" – Laforgia ha replicato: "Erano i patrioti". E, citando "liberamente" Calamandrei, ha concluso: "In questo luogo, così come sulle montagne e nei campi di prigionia, è nata la nostra Costituzione, è nata la nostra idea di Patria".

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