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tribunale aula b vuota

VERBANIA - 25-06-2025 -- Un rapporto consensuale tra adulti presenti a sé stessi. Dei quattro imputati di violenza sessuale di gruppo aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica – il fatto di cronaca avvenuto di notte in una spiaggia di Stresa che vasta eco mediatica ebbe nel 2022 –, solo due hanno reso esame davanti al gup. Tutti, tre ragazzi e una ragazza di età compresa tra 21 e 38 anni, hanno scelto il rito abbreviato nel procedimento che li vede imputati per aver, nella prospettazione dell’accusa, avuto tre rapporti sessuali con una ragazza allora ventunenne in stato di ebbrezza dopo una serata tra amici trascorsa nei locali della città.
A parlare è stato il principale accusato, un ragazzo originario del Perù di 22 anni. Fu lui che, all’indomani di quella notte – tra il 24 e il 25 giugno 2022, tre anni esatti fa – mandò un messaggio alla vittima invitandola ad assumere la pillola anticoncezionale perché aveva avuto, con lui e con altri, un rapporto la sera prima. La ragazza, anch’ella sudamericana (come tuti i protagonisti di questa vicenda), non lo ricordava e, preoccupata, si presentò dai carabinieri di Stresa raccontando l’accaduto e sporgendo denuncia. La sua confusione, che riconduce all’ebbrezza alcolica, ha caratterizzato anche l’incidente probatorio svoltosi in fase di indagini, durante il quale non ha saputo fornire dettagli precisi ma, raccontando che, terminato di bere insieme agli amici in un pub della città, si erano ritrovati, abbondantemente dopo l’una, sulla spiaggia del Lido Blu, chiusa la notte. Per l’accusa gli uomini hanno avuto tutti rapporti con lei mentre l’altra donna, 33 anni, l’avrebbe baciata e avrebbe in qualche modo incitato gli altri.
La versione del 22enne è diversa. Egli sostiene che solo lui ha avuto un rapporto sessuale non protetto con la giovane, che era lucida e consenziente; e che l’averle scritto il giorno dopo quel messaggio, un po’ esagerato, aveva come motivazione il timore che, senza contraccettivo, ci potesse essere una gravidanza da lui non desiderata.
La donna, che ha confermato il bacio, ha a sua volta negato che la vittima fosse sotto l’influenza dell’alcol al punto da non essere cosciente, e non ha chiamato in causa gli altri due imputati, di 36 e 37 anni, che invece per la Procura parteciparono attivamente.
Senza un risultato chiaro dell’esame del Dna condotto sui campioni prelevati l’indomani in ospedale – al Dea i medici riscontrarono anche una ecchimosi all’utero, compatibile con un rapporto un po’ rude – e in mancanza di altre prove testimoniali, il processo verte sulle dichiarazioni della vittima, costituita parte civile, e su pochi altri riscontri oggettivi. È anche per questo, nonché sullo sconto pena concesso dal rito in caso di condanna, che gli imputati hanno scelto il rito abbreviato, anche se solo due hanno deciso di testimoniare, esponendosi alle domande di pm, parte civile, difesa e anche del gup Mauro D’Urso, che ha dichiarato chiusa l’istruttoria e rinviato a settembre per la discussione.