VERBANIA - 25-06-2025 -- Verbania fuori dal Parco nazionale della Val Grande. Un po’ boutade, un po’ provocazione, fa certamente discutere la riflessione che Enrico Montani, ex senatore e segretario provinciale della Lega, affida a una nota stampa per dire che l’ingresso del capoluogo nell’area protetta non è un bene, ma un vincolo pesante. Il riferimento del politico va al progetto, già presentato da tempo, per la realizzazione di un albergo diffuso sulla cima del Monterosso, dove oggi si trova l’agriturismo. I promotori sono il gruppo altoatesino Adler, che ha individuato in quello scorcio panoramico tra laghi e monti la potenzialità di un investimento turistico nel segmento dell’alta gamma (si parla di un resort a cinque stelle) che, tuttavia, stenta a decollare. Il motivo? La presenza, appunto, dei vincoli che ha portato con sé l’ingresso di Verbania nel Parco nazionale. Di tutto il territorio cittadino solo il Monterosso e una striscia che sale in Val Grande rientrano nella perimetro dell’ampliamento che, bipartisan, da anni Verbania ha chiesto e ottenuto con fatica e dopo molto tempo. In quella posizione a dire di no al progetto Adler è proprio il Parco nazionale, che interpreta in modo restrittivo norme scritte per le aree naturale ma che buon senso vuole si adattino a una zona che, di fatto, è dentro la città.
“Sulla cima stanno bloccando un progetto di privati che vorrebbero investire 30 milioni di euro e dare lavoro a 70 persone per realizzare un hotel diffuso a 5 stelle, perfettamente inserito nell’ecosistema della zona. Non c’è la minima predisposizione a ragionare da parte dei funzionari – denuncia Montani –. Eppure dal ministero competente, che ha già preso visione del progetto, era arrivata in maniera chiara l’indicazione in tal senso. Alla fine, il Parco si sta rivelando per ciò che è: solo un grande vincolo che non porta risorse, come invece mirava sin dalla sua nascita 30 anni fa e come accade nelle altre aree selvagge delle nostre Alpi. Quale, mi chiedo e chiedo, il reale ostacolo di un complesso ricettivo inserito nel verde, peraltro di un target, quello del lusso informale, che a Verbania è mancante?”. “Sediamoci attorno ad un tavolo e discutiamone serenamente e soprattutto senza preconcetti, viceversa – conclude – per Verbania vale la pena uscire dal Parco”.
Questa sortita è raccolta con un po’ di imbarazzo da Luigi Spadone, che del Parco è presidente, della Lega è un tesserato e quel posto – remunerato con indennità- l’ha ottenuto proprio in quota al Carroccio. “Stiamo entrando in una questione tecnica sulla quale la politica può poco – afferma –, nel senso che le interpretazioni delle norme sono in capo ai tecnici, seguendo la normativa vigente. Non posso andare oltre una competenza tecnica con un intervento politico, ho solo qualche dubbio che possa definirsi albergo diffuso. Questa è l'unica cosa che mi sento di dire, su tutto il resto rinvio comunque agli uffici”.
Di questo progetto s’è parlato già mesi fa al ministero dell’Ambiente. “Il ministero effettivamente, nella direzione generale, quindi non era presente la parte politica, ha suggerito di provare a trovare un punto di equilibrio, senza però entrare nel merito o indicare ovviamente quale il punto di equilibrio fosse. È ovvio che laddove c'è un'area parco ci siano dei vincoli, se no non sarebbe un parco. Questo è innegabile e indubbio: il parco comporta dei vincoli”.
