VERBANIA - 30-06-2025 -- Stasera si chiude. Oggi è l’ultimo giorno di produzione allo stabilimento intrese della Barry Callebaut e per la sessantina di dipendenti rimasti – molti, allo scoppio della crisi aziendale lo scorso autunno, hanno preso altre strade – è l’amaro epilogo personale della politica industriale della multinazionale proprietaria dell’impianto. Per la città, invece, è la fine di una storia iniziata 164 anni fa. Era il 1861 quando le autorità del Regno d’Italia rilasciarono l’autorizzazione all’apertura di uno stabilimento che lavorasse cioccolato e cacao. La domanda fu presentata dalla signora Amalia Reina Francioli, che lasciò ai figli un’attività passata attraverso vari cambi di denominazione: Francioli e Sacchini, Commerciale Francioli e Società anonima Zeda. La Zeda nel 1918 iniziò a produrre le omonime caramelle e, nel 1924, diventò Irci: Industrie riunite cioccolato Intra. Negli anni Venti la fabbrica richiamò l’attenzione di importanti marchi dell’industria dolciaria e cioccolatiera svizzera, tra cui Nestlè. La multinazionale di Vevey subentrò nel 1929 e mantenne lo stabilimento sino al 1999, cedendola a Barry Callebaut, colosso franco-belga con sede in Svizzera che ha deciso di dismettere uno dei tre stabilimenti posseduti in Italia, concentrando la produzione – l’anno scorso 26.000 tonnellate di cioccolato – negli altri due. Una scelta strategica, ha detto il management, che non ha cambiato idea nonostante le proteste di lavoratori, istituzioni e gli appelli al mantenimento dell’attività. Barry Callebaut ha promesso di valutare eventuali acquirenti – purché non diretti concorrenti nella lavorazione del cioccolato – dando incarico a un advisor che, tuttavia, non ha portato proposte concrete.
La fine della “fabbrica di cioccolato” è anche un po’ la fine di tutte quelle attività industriali e manifatturiere che hanno caratterizzato Intra, la piccola Manchester dell’Ottocento, che oggi è una città in cui gli stabilimenti, perlomeno in centro, sono rimasti l’eccezione.
