VCO - 17-7-2025 -- L’Unione Industriale del VCO ha diffuso i risultati dell’indagine congiunturale condotta tra le aziende associate, focalizzata sulle previsioni per il terzo trimestre 2025. Il quadro che emerge è segnato da forti incertezze legate al contesto internazionale, con imprenditori preoccupati per gli effetti delle guerre in Medio Oriente e in Ucraina, oltre che per le tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
A preoccupare maggiormente sono i rincari attesi nei costi di energia, materie prime e logistica: oltre il 35% degli intervistati prevede aumenti significativi. In parallelo, la questione dei dazi USA verso l’Unione Europea, legata ai negoziati in corso con l’amministrazione Trump, sta generando ulteriore incertezza. L’eventualità di tariffe fino al 30% rischia di interrompere le catene di fornitura e di accentuare gli effetti della svalutazione del dollaro.
In questo contesto le previsioni per i prossimi mesi risultano in calo: solo il 13,5% delle imprese prevede un aumento della produzione, mentre il 32,4% teme una flessione. Anche per gli ordinativi si registra un saldo negativo del 20%, che si riduce all’8% nel caso degli ordini esteri. L’occupazione si mantiene stabile per l’80% del campione, ma il saldo tra chi prevede nuove assunzioni e chi teme esuberi è pari a -8%. Rimane però un dato positivo: l’83% delle imprese non sta facendo ricorso alla cassa integrazione.
Un elemento inaspettato riguarda il disagio abitativo: un’impresa su cinque segnala difficoltà dei dipendenti nel reperire o mantenere una casa adeguata, un problema che rischia di riflettersi anche sull’attrattività occupazionale del territorio.
Il nuovo presidente di Unione Industriale VCO, Fausto Milanesi, riconosce il momento delicato: “Il clima di incertezza globale e la questione dei dazi con gli Stati Uniti complicano le prospettive. Tuttavia, spero che l’Unione Europea trovi un’intesa con l’amministrazione americana entro il 1° agosto, scongiurando tariffe insostenibili. Le nostre imprese dovranno affrontare un autunno difficile, ma so che sapranno reagire con la resilienza che da sempre le contraddistingue.”
Uno sguardo regionale rafforza questo scenario. In Piemonte, secondo quanto riportato da Confindustria Piemonte, resta una certa fiducia sull’occupazione e nei servizi, ma la manifattura mostra segnali di rallentamento. Il presidente Andrea Amalberto evidenzia le potenzialità del tessuto economico regionale, sottolineando le sfide poste dalla transizione ecologica e tecnologica, ma anche i vincoli normativi e fiscali che pesano su chi fa impresa: “Il cuneo fiscale resta tra i più elevati e sta corrodendo il potere d’acquisto. È su questo che dobbiamo insistere: la competitività interna è fondamentale per la ricchezza del Paese”.