MONTEBELLUNA – 14.08.2016 – L’hanno già ribattezzata
la “Montebelluna da bere”, paragone rabbioso e amaro con quella Milano anni ’80 sinonimo di soldi, vizi e sprechi. Con insistenza negli ultimi giorni dal Trevigiano arrivano gli appelli del nuovo cda di Veneto Banca a una rinnovata sobrietà. Il neopresidente Beniamino Anselmi, espressione del Fondo Atlante, socio al 99%, ha promesso efficienza e taglio agli sprechi. Una mossa necessaria, più che per il valore economico (non si raddrizzano così i conti dell’istituto), per quello morale. Migliaia di soci in tutta Italia, Veneto e Piemonte in prima battuta, hanno perso miliardi di euro per il quasi totale azzeramento delle azioni (da quasi 40 euro a 10 centesimi in pochi mesi). Sono furenti, indignati, preoccupati e chiedono giustizia e risarcimenti.
Il futuro, già deliberato, è un’azione di responsabilità verso gli ex vertici e mentre il passato prossimo – di pochi giorni fa – è l’arresto (ai domiciliari) dell’ex padre-padrone di Veneto Banca Vincenzo Consoli per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, il presente è un po’ di pulizia. L’ad Cristiano Carrus, che ha preso il posto di Consoli, ha già avviato la dismissione di 150 auto blu per i dirigenti, ma di polvere da buttar fuori ce n’è, eccome. Per esempio il Lear jet 60 Xr da 7 posti acquistato dalla banca, prima da un cliente in debito come garanzia, poi riacquistato a più di 10 milioni. Il jet, in vendita da mesi, è parcheggiato insieme al suo equipaggio (pagato) a Treviso. Non era, questo, l’unico benefit dei vertici della banca. Come sede di rappresentanza nel 2008 fu acquistata – per 18 milioni di euro – Villa Spineda Gasparini Loredan (anch'essa in vendita) a Venegazzù con i suoi costosissimi mobili antichi; e furono investite cifre ingenti per la sede milanese vicina a piazza Affari o per le sedi delle filiali estere. La sede di Montebelluna ha ulivi nel corridoio, due gessi di Canoba all'ingresso, marmi e parquet di lusso. Al piano degli uffici di presidente e direttore generale, ecco bagni con finiture in alabastro, giardini pensili e persino un ristorante privato con chef stellato a disposizione dei manager. E, come arredi, opere d’arte tra quadri del valore totale di milioni di euro (nel solo ufficio di Consoli la “Veduta del canale di Mazzorbo” di Guglielmo Ciardi ne vale 300.000 e il “Rio dei mendicanti” di Francesco Guardi 600.000), lampadari in vetro di Murano soffiati dal maestro Gianni Seguso. E che dire dei ricchi buffet dopo le oceaniche assemblee dei soci (300.000 euro di spesa per ogni assemblea) con cui si rimpinzavano i soci che avevano appena votato bilanci floridi che poi tanto floridi non erano. Per rafforzare la propria immagine, Veneto Banca aveva puntato molto sulla sponsorizzazione con la Juventus. Banca partner ufficiale dei bianconeri (contratto da un milione l’anno, appena scaduto e non rinnovato), disponeva di uno sky-box riservato allo Juventus stadium.