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MONTEBELLUNA – 06.09.2016 – I soldi arriveranno

dalla vendita dei beni di “lusso” eredità delle gestioni passate (jet privato, opere d’arte, mobili antichi) e serviranno per i “casi di particolare gravità sociale”. È questa l’idea con la quale il cda di Veneto Banca ha deciso di dar vita al “fondo di solidarietà” per gli azionisti beffati dall’istituto, che si sono visti svalutare le azioni sin quasi a divenire carta straccia, che hanno perso centinaia e centinaia di milioni di euro e che, in alcuni casi, hanno acquistato i titoli inconsapevoli del rischio, male informati o quasi obbligati per ottenere prestiti. L’annuncio di Montebelluna è arrivato ieri in uno scarno comunicato che conferma la volontà di ritrovare un dialogo con i soci-azionisti e che conferma la disponibilità a avviare procedure conciliative. Il fondo non sarà per tutti, riguarderà i “casi critici” e, dati anche gli importi, rappresenta al momento più un’operazione di marketing che la risoluzione del problema. C’è comunque determinazione nel dismettere quei benefit costosi e incompatibili con una banca in difficoltà economica, per i quali “è stato conferito mandato a vendere, alle più favorevoli condizioni di mercato, sotto l’egida e il monitoraggio di esperti indipendenti coordinati da una o più figure di valenza istituzionale, al fine di garantire lamassima trasparenza operativa”.

In queste ore, intanto, si consuma lo strappo tra Veneto Banca e i vertici della Banca Intermobiliare di Torino, controllata da Montebelluna. Il neopresidente di Veneto Banca, Beniamino Anselmi, scelto dai vertici del fondo Atlante, ha chiesto al suo predecessore Stefano Ambrosini e agli altri membri del cda di Bim di dimettersi. Nessuno ha accettato e il socio controllante ha chiesto la convocazione dell’assemblea straordinaria per il rinnovo delle cariche.