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GHIFFA – 17.09.2016 – Pregi e difetti,

luci e ombre, dubbi e criticità. Presa, analizzata e spiegata, la riforma costituzionale che nei prossimi mesi dovrà essere votata col referendum è stata la protagonista dell’affollato convegno che s’è tenuto ieri sera all’ex Panizza di Ghiffa. In una sala stracolma il docente, avvocato e giudice di pace Carlo Crapanzano ha cercato di spiegare, senza opinioni politiche ma non senza qualche giudizio tecnico (anche severo, ma sempre espresso con garbo) in cosa consiste la riforma varata dal governo Renzi. In termini chiari, in un esposizione sintetica, didattica ma efficace, ha raccontato ciò che è accaduto nell’ultimo anno proiettando il pubblico verso il voto, la prima “grana” su cui s’è soffermato. “Avremmo dovuto votare entro questa domenica – ha detto Crapanzano –, perché così aveva stabilito la Corte di Cassazione a maggio accettando la richiesta di referendum dei parlamentari. Poi, con un’interpretazione ‘particolare’, s’è deciso di vagliare anche le firme, spostando la data in là con un certo imbarazzo della stessa Cassazione”. Calendario e Costituzione alla mano, il voto dovrebbe essere “tra fine novembre e gli inizi di dicembre e va fissato entro il 13 ottobre”.

Questo appunto rientra nelle analisi sul metodo della riforma, “istituzionalmente non troppo corretto, come la scelta di legare il referendum alla vita del governo”. Nel merito, con la doverosa premessa che “la riforma costituzionale è degli italiani e va letta spersonalizzandola da chi oggi occupa ruoli istituzionali e politici”, emergono alcune criticità tra le modifiche proposte a 47 dei 139 articoli. I nodi da sciogliere riguardano soprattutto il ruolo e le modalità di elezione del Senato. “Innanzitutto già manca una legge elettorale per il Senato”, ha aggiunto ponendo problemi pratici che si potrebbero presentare. Come le diverse maggioranze tra Camera e Senato e le discrepanze tra le legislature di Camera da un lato, Senato e Comuni (i senatori verranno dagli enti locali) dall’altro. “Non sarà facile avere stabilità se i tempi della legislatura sono diversi, soprattutto perché non sparisce del tutto il bicameralismo perfetto: su certe materie il Senato avrà peso”.

Un’altra criticità risiede negli equilibri tra poteri dello Stato. “Nel nuovo testo il potere legislativo della Camera è la terza tra le funzioni indicate, la prima è il rapporto di fiducia col governo. Oggi la separazione è più netta: il governo ha il potere esecutivo, il parlamento quello legislativo”. Cambiano anche le modalità di elezione del presidente della Repubblica che, applicate alla legge elettorale dell’Italicum, permettono al singolo partito che vincerà le elezioni di prendere quasi tutto con il premio di maggioranza. “Pensiamo all’Italicum dimenticandoci dei politici di oggi – ha chiarito il professor Crapanzano –. Se si votasse domani e i candidati premier fossero tanti e andassero al ballottaggio due con il 15 e il 14%, il vincitore sarebbe premier e il partito di maggioranza della sua coalizione, magari anche con meno del 14%, si prenderebbe 340 deputati su 630”.

Spiccano poi alcune anomalie: “si aboliscono le Province tranne Trento e Bolzano”, “il Senato ha potere di voto nei trattati dell’Ue. E negli altri internazionali extra-Ue?”.  

Tra gli aspetti giudicati positivi della riforma ci sono l’abolizione del Cnel “che dal 1948 a oggi non ha presentato neanche una proposta di legge”, l’ampliamento dei tempi per la trasformazione dei decreti legge, l’introduzione del referendum propositivo, l’introduzione della trasparenza nella pubblica amministrazione come valore costituzionale.  

In conclusione, ricordando che lo scenario politico prima della scadenza della legislatura ha tempi stretti per l’adeguamento delle leggi dopo il voto referendario, sia che vinca il sì, sia che vinca il no, la considerazione e l’invito rivolto al pubblico è stato di “andare a votare per esercitare il proprio diritto e di farlo con nozione di causa, guardando al merito della riforma senza pensare alla politica di oggi”.

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