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VERBANIA – 22.01.2020 – Quattro mesi di rinvio

(il secondo e ultimo) per cercare un accordo sui risarcimenti e valutare riti alternativi. Quella di oggi, di fronte al gup Beatrice Alesci, è stata un’altra udienza interlocutoria nel processo per la “frana killer” di Cannobio, la caduta massi che il 18 marzo del 2017 costò la vita al farmacista italoelvetico Roberto Rigamonti, motociclista in transito sulla statale 34, e causò lievi ferite all’auto di una coppia di giovani novaresi. Alla sbarra ci sono i fratelli milanesi Ruggiero e Susanna Scheller, i proprietari del terreno da cui si staccò il materiale; l’allora sindaco di Cannobio e presidente dell’Unione dei comuni del Lago Maggiore Giandomenico Albertella; i tre manager Anas Valter Bortolan, Raffaele Celia e Nicola Montesano. Il pm Sveva De Liguoro li accusa di omicidio colposo, lesioni colpose e frana in concorso tra loro, ciascuno per la sua parte di responsabilità.

Dopo un primo rinvio per la chiamata in giudizio, come responsabili civili (cioè soggetti che potrebbero risarcire il danno per conto degli imputati in caso di condanna), del comune di Cannobio e dell’Anas; e dopo un secondo rinvio per le trattative sui risarcimenti, oggi s’è preso atto che, nonostante ci sia stato un avvicinamento, un’intesa non c’è. La moglie e il figlio di Rigamonti, costituiti parte civile, chiedono una somma che, seppur ridotta rispetto a quella iniziale, le parti non hanno accettato di pagare. Si tratta a oltranza e, per questo motivo, il giudice ha concesso altro tempo. Ci si rivedrà in aula il 25 maggio e, se la situazione resterà immutata, il procedimento andrà avanti nella fase preliminare. Che, per chi tra gli imputati lo riterrà, potrà anche celebrarsi con riti alternativi, chiudendosi anzitempo. Nessuno è orientato a patteggiare, ma qualcuno potrebbe chiedere il rito abbreviato, anche se porta con sé l’incognita dei risarcimenti. Il rito abbreviato, infatti, esclude il responsabile civile. In concreto significa che, in caso di condanna a un risarcimento provvisionale (immediatamente esecutivo), a pagare sarebbe l’imputato e non l’ente di riferimento (Cannobio per Albertella, Anas per i tre dirigenti). Se il 25 maggio nessuno opterà per i riti alternativi, il gup dovrà valutare le richieste di rinvio a giudizio avanzate dal pm che, se accolte, porteranno al processo vero e proprio con rito ordinario davanti al giudice monocratico, a porte aperte e con la possibilità di chiamare testimoni e produrre nuove prove.