BAVENO - 22-08-2020 -- Sono due, a sorpresa,
i candidati sindaci di Baveno. All’unico sfidante che s’è palesato nei mesi sorsi, Alessandro Monti, oggi s’è aggiunto in extremis Vladimiro Di Gregorio. Il primo, già assessore ai Lavori pubblici nella giunta di Maria Rosa Gnochi, cui è stato chiesto di fare un passo di lato (ma è capolista), ha 35 anni, è originario dell’Emilia Romagna ed è manager di un’azienda di telefonia. La sua candidatura è stata costruita attorno alla lista “Baveno in comune”, che s’è aperta all’esterno e, con una certa trasversalità, ha accolto candidati che, alle scorse elezioni, erano con altre liste. Tra questi Massimo Tamburini, storico volto della Lega (quella di Bossi, che guarda con nostalgia essendo lontano dal partito di Salvini) nel Verbano, o Marco Sabatella e Federico Zangheri, avversari nel 2015. Tra i due attuali gruppi di minoranza nessuno s’è fatto avanti e, così, l’unico rivale per Monti sembrava essere il quorum, dal momento che nel caso di una sola candidatura la legge impone che vada a votare il 50% più uno degli aventi diritto. Ecco, però, che in ultimo s’è fatto avanti Di Gregorio. Cinquantasei anni, dipendente pubblico (per quindici anni al comune di Baveno, oggi all’ex Provveditorato agli studi), già candidato e sindaco e consigliere a Verbania, si presenta alla testa dei “Comunisti per Baveno”. Chiaro il riferimento alla falce e al martello. Tanto chiaro che la commissione elettorale ha rigettato il simbolo presentato, che dovrà essere modificato e ripresentato entro lunedì.
C’è un fil rouge che unisce Di Gregorio e Monti. Ed è proprio la comune militanza comunista. L’attuale candidato sindaco di “Baveno in Comune”, infatti, proviene dai Comunisti italiani, partito del quale fu eletto segretario provinciale nel 2014. Nessuno parla apertamente di lista civetta. Di Gregorio, che non è di Baveno e i cui candidati (9 su 12, il minimo indispensabile) vengono da fuori, rivendica la sua autonomia. Monti si dice sorpreso della candidatura che, di fatto, allontana lo spettro del raggiungimento del quorum (nel 2015 votò il 60,84%), ma cambia il quadro generale. Con una sola lista sarebbero entrati tutti i 12 candidati. In questo modo, con la presenza di una minoranza consiliare, qualcuno potrebbe restare fuori.