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gipeto avvoltoio

MACUGNAGA- 11-01-2016- A prima vista potrebbero sembrare due aquile,

ma in realtà sono grossi avvoltoi, i gipeti. Il nuovo anno s’è aperto con una positiva novità nell’Oasi Faunistica del Monte Rosa, dove è stata avvistata una giovane copia di gipeti. L’avvistamento è stato effettuato lo scorso 3 gennaio, tra le ore 9.30 e le ore 12.30 sui contrafforti del Faderhorn (Pizzo della Croce) 2477 m. L’eccezionale avvistamento di due esemplari di gipeto (Gypaetus barbatus), comunemente noto come "avvoltoio barbuto" o "avvoltoio degli agnelli", è stato effettuato dal colonnello Massimo Mattioli, comandante provinciale del Corpo Forestale e dal sovrintendente capo Stefano De Carli, Corpo Forestale dello Stato di Viterbo. Si tratta di un’importantissima osservazione, in quanto la presenza del gipeto nella nostra provincia è stata documentata in pochissime altre occasioni e, in particolare, non era stato avvistato di recente in Valle Anzasca. L’unica segnalazione (non comprovata da fotografie) risale all’estate del 1997 quando fu avvistato un gipeto nella zona del Passo del Moro. L’avvistamento dei due gipeti è stato anche confermato dagli uomini del Corpo di Polizia provinciale. Il gipeto è l'avvoltoio di maggiori dimensioni, tra quelli nidificanti in Europa. E’ estinto sulle Alpi dall'inizio del XX secolo e da molti anni è oggetto di un ambizioso progetto di reintroduzione che mira a ricostituire una popolazione vitale sulla catena alpina. L’avvistamento è avvenuto nell’Oasi Faunistica del Monte Rosa, istituita nel settembre 1969 e prima area protetta del Vco. “Il progetto di reintroduzione ha avuto un grande successo e che ha già permesso di creare una popolazione che attualmente si riproduce in modo autonomo. Nel 2015 sulle Alpi si contavano infatti 32-33 coppie di gipeti, che hanno portato all’involo 20 giovani. Nell’ambito di questo progetto ancora oggi alcuni giovani gipeti nati in cattività vengono ogni anno liberati sulle Alpi. Questi animali sono facilmente riconoscibili nei primi due anni di vita perché mostrano alcune penne decolorate su ali e coda (vengono decolorate dall'uomo al momento del rilascio) ed i loro spostamenti sono conosciuti grazie al fatto che ognuno porta un piccolo trasmettitore satellitare.” Dice Radames Bionda, tecnico faunistico delle Aree Protette dell’Ossola. “In base alla colorazione del piumaggio ed allo stato della muta possiamo affermare che i due gipeti osservati a Macugnaga dal comandante del CFS Massimo Mattioli sono due animali giovani, uno nato nel 2015 e l’altro nato (con ogni probabilità) nel 2014. Nei due uccelli non sono visibili le caratteristiche penne decolorate e quindi si tratta di gipeti nati dalle coppie che nidificano allo stato naturale. Si tratta di una coppia? Se per coppia si intende due uccelli con “intenzioni riproduttive” possiamo dire di no. La maturità sessuale in questa specie viene raggiunta molto tardivamente, attorno al settimo anno di età, e nei primi anni di vita i giovani gipeti compiono erratismi anche molto ampi, spostandosi su buona parte dell’arco alpino. Sono noti casi di gipeti che si sono spinti fino alle coste settentrionali dell’Olanda o della Germania. E’ quindi probabile che questi due animali continueranno ancora per qualche anno i loro vagabondaggi sulle Alpi, prima di trovare un partner ed un luogo dove riprodursi. Potrebbero fermarsi in zona ancora per qualche giorno, o qualche settimana, anche in base alla disponibilità di cibo o alle condizioni meteorologiche, ma poi è molto probabile che si sposteranno.”

Commenta Paolo Crosa Lenz, direttore de “Il Rosa” e presidente delle Aree Protette dell’Ossola: “Il successo della reintroduzione del gipeto confermata dall’avvistamento di Macugnaga e gli indizi di ritorno dei grandi predatori (lupo e lince) sono tutti indicatori positivi di come, anche grazie all’opera positiva e feconda delle aree protette, gli equilibri ecologici sulle Alpi si stiano ricomponendo nella direzione di una positiva coesistenza tra vivere dell’uomo e leggi della natura.”