MOTTARONE - 23-06-2021 -- Il vescovo di Novara, Monsignor Franco Giulio Brambilla ha celebrato questa mattina, mercoledì 23 giugno, ad un mese dalla tragedia, una celebrazione in memoria delle vittime dell'incidente alla funivia del Mottarone. La celebrazione si è tenuta alla chiesa della Madonna della Neve, proprio in vetta al Mottarone, a pochi metri dalla stazione di arrivo della funivia.
Nella sua omelia Monsignor Brambilla ha sottolineato come il grave incidente abbia " toccato nel profondo tutti noi. Chi abita in questo anfiteatro stupendo si è sentito coinvolto perché il trasporto a fune è un mezzo che appartiene al sistema di collegamenti che per molta nostra gente è lavoro e fa parte dello sviluppo turistico del nostro territorio. Quattordici morti, tra cui alcuni bambini, creano un’angoscia e un dolore indicibili".
E ancora: "Questo momento è per chi crede un tempo di preghiera, di affidamento, di richiesta di perdono, per la troppa superficialità con cui talvolta trattiamo la vita. Anche per chi non crede è comunque un gesto per lasciar emergere i sentimenti di condivisione e poter ripartire con grande senso etico e maggior impegno nel proprio cammino. Affidiamo alla Madonna della Neve, venerata nella chiesetta qui vicino, questi defunti, i familiari e coloro che a vario titolo sono stati coinvolti in questa drammatica vicenda. Io stesso ho saputo del tragico evento quasi in diretta (...)".
Prendendo spunto dalle letture, il vescovo, ricordando anche il piccolo Eitan, unico sopravvissuto della tragedia, ha poi sottolineato: "Il monte è il luogo dell’incontro con Dio e in ogni tempo le persone sono salite sul monte per uscire dal lavoro usato e dalla vita di ogni giorno e donarsi tempo e spazio per rigenerare se stessi e incontrare Dio. Anche il Mottarone, un monte dal quale si vedono, in uno spettacolo indimenticabile, fino a sette laghi, era la mèta di queste famiglie nel primo giorno di riapertura dopo il lungo periodo di lockdown, alla ricerca di un momento di serenità e di pace. Avevano scelto un posto in alto per guardare il mondo con l’orizzonte della speranza, per togliere il velo che da oltre un anno gravava sui nostri volti e che ci aveva costretto a vivere segregati nelle nostre case. Un giorno spensierato da passare con i legami familiari, perché sul monte tutti possono salire e la montagna attrae ogni popolo e nazione. Per questo sentiamo come una grande tragedia che questa occasione di distensione e di incontro, di fraternità e di condivisione, si sia trasformata in un abisso di morte, per l’incuria e l’irresponsabilità di chi ha messo a repentaglio vite umane per facili guadagni. È un pensiero che, oltre le responsabilità penali di competenza della magistratura, ci stringe il cuore, perché ci richiama tutti alla responsabilità morale di chi sovrintende alle regole di sicurezza per i mezzi di collegamento e di ogni altro strumento che ha a che fare con la vita. Non si possono mandare allo sbaraglio persone ignare alla ricerca di un momento di serenità, barattando la vita con ogni altro tipo di interesse o di superficialità professionale o amministrativa (...) Mettiamo, invece, in opera le condizioni per un’ospitalità autentica, accogliente, come è nella migliore tradizione della gente della nostra terra. I molti che lavorano onestamente per rendere la città di Stresa, con il suo comprensorio, la perla del Lago Maggiore, non possono essere danneggiati da pochi senza scrupoli".
Monsignor Brambilla ha poi elencato i nomi di tutti coloro che hanno perso la vita nella tragedia: "Quando chiamiamo così – vittime – i morti del Mottarone, abbiamo già perso il loro volto singolare, e non possiamo dire al piccolo Eitan, perché non ci sono più il suo papà, la sua mamma e il suo fratellino. Davanti al loro volto e al loro nome la nostra parola si spegne in gola. Vorremo poter asciugare le lacrime, ma non ne siamo capaci. Sperimentiamo l’impotenza della nostra parola e dei nostri discorsi. Vorremmo almeno nel silenzio dire i nomi di coloro che sono stati strappati al nostro sguardo: Amit Biran e Tal Peleg (papà e mamma) con il piccolo Tom (fratello di Eitan); Barbara Cohen Konisky e Itshak Cohen (i nonni); Serena Cosentino e Mohammadreza Shahaisavandi (fidanzati); Silvia Malnati e Alessandro Merlo (fidanzati); Roberta Pistolato e Angelo Vito Gasparro (sposi); Vittorio Zorloni e Elisabetta Persanini (mamma e papà) con il piccolo Mattia".
In chiusura il riferimento al Vangelo di Giovanni, con il racconto della risurrezione di Lazzaro: (...) Noi stiamo qui accanto a Gesù, ci stringiamo ai familiari di questi nostri fratelli che ci sono diventati cari, e ascoltiamo Gesù che dice: «Io sono la risurrezione e la vita», perché egli è il Figlio inviato dal Dio Eterno, che è il Dio dei viventi".
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