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seve monti

STRESA - 23-07-2021 -- Venti milioni per il tratto Carciano-Mottarone, 35-40 per scavallare la vetta e raggiungere Omegna, 77 per il solo trenino dall’Alpino all’attuale capolinea, lungo lo storico percorso. Sono queste, molto a spanne ma che danno comunque idea dell’ordine di grandezza dello sforzo economico richiesto, le proposte che i comuni di Stresa e di Baveno mettono sul tavolo per il dopo-funivia.

Parlare di progetti è eccessivo perché, al di là di una relazione con la stima dei costi di Federfuni -l’associazione di categoria dei proprietari ed esercenti d’impianti- al momento sono idee accompagnate dalle foto di modelli di cabine e da mappe lavorate con photoshop per inserire i tracciati delle funi e delle tratte.

Dopo averle portate a Roma, dove le hanno condivise col ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, oggi i sindaci di Stresa e Baveno, Marcella Severino e Alessandro Monti, le hanno illustrate alla stampa.

Delle tre ipotesi, una è poco più che una suggestione. Il percorso misto funivia Carciano-Alpino e trenino Alpino-Mottarone costa 77 milioni solo per il trenino, una cifra proibitiva. Non che le altre operazioni siano a buon mercato.

Per avere un nuovo impianto che sostituisca l’esistente, tuttora sotto sequestro, ci vogliono circa 20 milioni. Per raddoppiarlo scendendo sino a Omegna, si sale a 35-40. “Il ministro ci ha detto che non abbiamo possibilità di attingere al recovery fund – hanno spiegato –, ma che il denaro si può reperire con un emendamento alla Finanziaria di fine anno. Bisogna coinvolgere i parlamentari locali, che si sono già detti disponibili, e la Regione, chiamata a cofinanziare l’opera”.

Sul tavolo ci sono diverse opzioni tecniche, con impianti più evoluti rispetto all’attuale: o 35 cabine rotanti da 25 passeggeri l’una che porterebbero la capienza da 1.400 passeggeri al giorno sino a 1.000 l’ora, o più cabine da 6-8 posti l’una “come quelle della Piana di Vigezzo”.

“Ho già parlato col presidente Cirio la scorsa settimana chiedendogli i 170.000 euro che servono per lo studio di fattibilità – ha aggiunto Severino –. I tempi? Ottenuto il finanziamento, due anni di progetti e autorizzazioni e 6-8 mesi per i lavori”.

Nell’idea dei sindaci di Stresa e Baveno l’obiettivo è, facendo in fretta, creare un progetto che “metta il territorio in rete e valorizzi il Mottarone, per il suo rilancio”. Severino ha anche illustrato l’ipotesi di un maxiparcheggio da 500-700 posti vicino al giardino Alpinia “che permetterà ai turisti di lasciare l’auto usciti dall’A26 e, prendendo la funivia, o salire al Mottarone, oppure scendere a Stresa, decongestionando la città dal traffico”.

Fare rete, collegare i due laghi, rilanciare il turismo… al di là delle idee e della filosofia, in concreto restano tanti punti da chiarire. A iniziare da chi costruirà gli impianti (la Regione e Stresa all’indomani del disastro si sono rimpallati l’un l’altro la proprietà della funivia), da quanto sono disposti a stanziare i Comuni (Baveno s’era chiamata fuori nel 2015, al rinnovo dell’impianto), o dal rapporto costi/benefici. Perché il Mottarone è una piccola località turistica –negli anni, causa clima, sempre meno sciistica d’inverno–, con 7 locali pubblici e poche decine di posti letto, che prima del Covid portava in vetta, con la funivia, 100.000 passeggeri l’anno e che, se anche li aumentasse, non avrebbe la capacità di ospitarli.

Del resto questi problemi s’erano palesati quando, nel 2015, la gara per rimodernare l’impianto andò deserta una prima volta e, la seconda volta, quando Regione e Comune contribuirono per 3,4 milioni (1,8 della sola città di Stresa, che versa ogni anno 143.000 euro dell’imposta di soggiorno) ebbe un solo partecipante.