VERBANIA - 24-07-2021 -- Alla fine pagherà solo per uno schiaffo, la sberla -uno scappellotto, secondo la difesa- rifilata all’amico che non voleva restituirgli i soldi che gli doveva e che, negando il debito e dicendo di non conoscere il creditore, l’ha mandato a processo per estorsione. Tre mesi è la pena che il Tribunale di Verbania ha stabilito per il 26enne cusiano che, nel giugno del 2017, usò una certa decisione per riavere 120 euro da un coetaneo della sua compagnia.
Glieli avevo prestati quando si usciva insieme perché era in difficoltà, ma quando, io e altri amici, abbiamo saputo che li spendeva per scopi diversi, li ho chiesti – ha raccontando al giudice, smontando la tesi della vittima che, inizialmente, alla polizia aveva detto di non conoscere nemmeno il giovane. La conoscenza è emersa nel corso del dibattimento, confermata dalla mamma e dal fratello del ragazzo, così come la circostanza dei soldi presi in prestito.
È stato lo stesso pm Anna Maria Rossi a derubricare la grave accusa di estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e a chiederne la condanna che, nonostante il difensore Giuliano Clementi abbia spiegato che quello scappellotto non aveva lo scopo di farsi consegnare i soldi, il giudice ha confermato, fissandola in tre mesi.