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virtus vb pres luglio 15
VERBANIA – 16.03.2016 – Lo sciopero

che squadra e staff tecnico hanno inscenato ieri sera a Renco squarcia il velo sulla Virtus Verbania e mostra le pecche di un progetto calato dall’alto e mai del tutto decollato.

La crisi del Verbania calcio, le istanze fallimentari – poi respinte – le “grane” dello stadio Pedroli e la terra bruciata che la famiglia Montani s’è fatta attorno al club biancocerchiato per i debiti non saldati hanno creato, la scorsa primavera, una sorta di vuoto. Vuoto che ha riempito, dopo tanti tentennamenti, la Virtus Cusio. La società presieduta da Giuseppe D’Onofrio, vinto il campionato di Promozione a San Maurizio d’Opaglio e in cerca di un impianto all’altezza dell’Eccellenza, ha strizzato l’occhio più volte a Verbania. Frequenti sono stati i colloqui con i Montani, tutti poi caduti nel vuoto perché, d’improvviso, il progetto ha preso un’altra piega. Con l’appoggio dell’ex presidente biancocerchiato Luigi Pedretti, la Virtus Cusio ha aperto un canale comunicativo con il sindaco di Verbania Silvia Marchionini, che ha benedetto l’operazione.

Il 13 giugno, sotto i portici del municipio d’Omegna, Marchionini e D’Onofrio tennero la conferenza stampa per fare “chiarezza sulle troppe illazioni che stanno circolando e che gettano discredito su un progetto ambizioso per la città di Verbania di discontinuità col passato”. Da lì partì la corsa per accelerare i tempi sul trasloco. Accertata l’impossibilità per le norme Figc di trasferire la sede a Verbania (ma nemmeno nel più vicino comune del Vco, Madonna del Sasso), la Virtus Cusio ripiegò sul cambio di denominazione in Virtus Verbania e sul trasferimento, con il beneplacito della Figc, del solo campo di gioco a Verbania. Per agevolare la società entrante, il Comune le diede a titolo gratuito – accollandosi le spese di manutenzione straordinaria e impegnandosi a garantire anche la gratuità degli allenamenti a Renco, impianto dell’Accademia Verbania – lo stadio “Pedroli”, contemporaneamente negato al Verbania. Nessuna mediazione politica, invece, fu possibile per impedire al settore giovanile ex Verbania di staccarsi e rendersi autonomo – come ha fatto – anziché ricadere sotto la Virtus.

Ambizione e discontinuità furono anche le parole d’ordine della conferenza stampa di presentazione ufficiale della Virtus Verbania, tenutasi a Palazzo di Città il 31 luglio. “Stiamo cercando di voltare pagina – disse Marchionini –. Mi piace lo slogan della società ‘è ora di tornare a vincere’. Io aggiungo: con dignità. È normale che il Comune accolga con buona predisposizione l’imprenditore che investe. Il nostro, anche con l’Accademia, è un fidanzamento. Ci siamo dati un anno di tempo, e di gestione dello stadio, e se come credo le cose andranno bene ci sarà una fusione e un futuro insieme”. In società le figure chiave, oltre a D’Onofrio, la moglie Patrizia Spartà e Pedretti, erano il direttore generale Daniele Massoni e la commercialista verbanese Mariangela Veniani.

Tanti buoni propositi, iniziative annunciate, ma anche qualche – già allora – amara constatazione: la contestazione dei tifosi verso il sindaco e D’Onofrio con gli striscioni appesi sotto Palazzo di Città, la mancanza di un settore giovanile, e i contributi municipali (al di là dello stadio gratis) cancellati.

Da queste premesse, mentre nacque una squadra di qualità, la società faticò sin da subito. L’addio di Massoni e del team manager Antonio D’Amato fu compensato dal direttore tecnico Fabio Ochetti e dal direttore sportivo Franco Soncin. A quest’ultimo D’Onofrio affidò il compito di tagliare – come ha fatto – i rimborsi spese più elevati.

Questo perché di “benzina” (intesa come sponsor e sostegni) nella Virtus non ne è entrata tanta. Un pugno di striscioni allo stadio, poche sponsorizzazioni e anche un pubblico “freddino” verso la società hanno scompaginato i piani del gruppo proveniente da San Maurizio d’Opaglio, che soltanto poche settimane fa ha cercato di dare un nuovo colpo di coda annunciando la trasformazione in srl, il nuovo vicepresidente Valerio Astolfi e il direttore generale Silvano Brichetto.

Domani la Virtus si allenerà e è verosimile che la squadra ci sarà. Il dissidio si può ricomporre e non è interesse di nessuno rovinare la stagione, che oltretutto durerà un paio di mesi al massimo. Lo sciopero, però, ha mostrato i limiti del progetto Virtus che, così come è oggi, fatica a reggere l’Eccellenza, figuriamoci se dovesse arrivare la promozione in serie D.

Ancora alla presentazione di Astolfi, D’Onofrio ha parlato delle mille difficoltà incontrate: dalla concorrenza di altre società al settore giovanile che non c’è, alla brutta accoglienza anche mediatica… tutte lagnanze, verosimili o meno, che erano probabilmente da mettere in conto perché prendere una società, trasferirla e impiantarla altrove per il volere di pochi, è un’operazione calata dall’alto, che ha costi superiori e che può anche avere una fase di rigetto.