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calaciura

STRESA - 30-08-2021 - "Io sono Gesù" di Giosuè Calaciura è uno dei libri finalisti del premio Stresa 2021. Il libro edito da Sellerio sarà presentato questa sera, 30 agosto, all'Hotel Regina Palace alle ore 21.15.
Come per gli altri, vi presentiamo una recensione scritta dalla docente, scrittrice e pubblicista Monica Pontet.
Ogni storia ha il suo preambolo che da origine al racconto vero e proprio di cui si possono trovare diverse versioni dei fatti.
L’autore da rilievo al prologo della vita di Gesù narrata nel Vangelo, si addentra in quella parte degli anni di un bambino impaurito, di particolare interesse psicanalitico, di cui si conoscono solo sommarie interpretazioni.
Gesù cresce nell’irrequietezza premonitrice di quello che sarà il suo calvario di uomo adulto. E’ proprio in quell’interlinea bianca lasciata dalle Sacre Scritture che si annidano le parole dell’autore, intrise di forza interpretativa.
Strategica la crescita del ragazzo timoroso di Dio perché ignaro di essere lui stesso il prescelto. Un ribelle, un figliol prodigo sempre in cerca della verità e dell’affermazione di se stesso. Significativo il suo legame con la madre Maria con cui vive un sentimento di amorevole riconoscenza.
La ricerca del padre Giuseppe, che si è allontanato da Nazareth verso la Galilea in cerca di fortuna, ha plasmato il carattere di Gesù che, migrando per cercarlo, ha superato numerose avventure.
Nel suo vagabondare ha incontrato, villaggi svuotati dal maltempo, patito la siccità, la carenza di cibo, provato sentimenti contrastanti in un’ alternanza tra euforia e afflizione, malinconia e stupore, fino a quando è diventato consapevole della sua ostinazione.
Gesù è un uomo arguto talentuoso nel suo replicare il mestiere del padre, Gesù è protagonista inconsapevole che osserva, con distacco, il cugino Giovanni fare da guida ad un gruppo di fedeli predicatori in attesa del Messia.
Delia e Anna sono le donne che ha amato e che, in modo diverso, lo hanno segnato nell’animo. La litania suonata con il flauto lo accompagna nei tramonti che lo attendono prima di partire per raggiungere le rive del Giordano.
Quello che più colpisce, nel romanzo di Giosuè Calaciura, sono le parole che intercorrono tra la madre e il figlio, un dialogo muto fatto di sguardi, di silenzi e di complicità che lasciano intendere un destino già stabilito in partenza.