VERBANIA - 22-09-2024 -- Non li stavamo pedinando: eravamo preoccupati per la sua scomparsa. La mamma, ma soprattutto, il papà del 32enne di origine argentina residente sul Lago Maggiore a processo per stalking nei confronti dell’ex moglie e del nuovo compagno – il datore di lavoro, con cui ha avuto anche un figlio – sostengono il figlio. Entrambi chiamati a testimoniare nel procedimento penale in corso al Tribunale di Verbania, hanno attenuato il quadro probatorio esposto dal pubblico ministero e dai testi dell’accusa secondo cui, accertato il sospetto che l’allontanamento dalla casa familiare fosse dovuto a una nuova relazione, il 32enne iniziò a perseguitare entrambi.
La mamma dell’imputato ha parlato di liti e screzi comuni a tante coppie che non avrebbero dovuto comportare l’abbandono del tetto coniugale. “Per noi era come una figlia – ha detto –: bastava dirci che aveva un’altra relazione e avremmo smesso di cercarla. Noi eravamo preoccupati”.
La stessa preoccupazione l’ha espressa il padre, che vive in Germania per lavoro e che, nel gennaio del 2023, aveva preso ferie per stare vicino al figlio, il quale attraversava un momento difficile. “Se n’era andata senza rispondere, e non capivamo il perché, poteva esserle successo qualcosa” – ha raccontato, rispondendo alle domande sul suo coinvolgimento in un episodio del capo di imputazione: il pedinamento dell’auto su cui la donna viaggiava col datore di lavoro per una ventina di chilometri, sino al locale del nuovo compagno. Lì i due s’erano fermati a osservare, anche con un binocolo. “Il binocolo è mio, lo porto sempre con me” – ha spiegato il padre, ribadendo che quell’incontro era stato casuale e che il figlio (colui che era al volante) quando aveva incrociato una vettura sulla quale diceva di aver visto la moglie, l’aveva seguita per vedere dove stava andando. “Quando loro si sono fermati e sono scesi – ha aggiunto – ho capito che tra di loro c’era una relazione e che lei ne aveva un altro”.