VCO- 24-08-2025-- Mi permetto di rubare un piccolo spazio per approfondire l’argomento di quale sia la vetta più alta della Valle Vigezzo, dopo un’interessante osservazione di un escursionista che sostiene essere il Pizzo Medaro.
Il Pizzo Medaro, noto anche come Pizzo di Madei in Svizzera e Madone (il vero Madone è in Val Verzasca) in Valle Vigezzo, si trova sul confine, al culmine della lunga catena di cime che, partendo dalla Pioda di Crana, si spinge verso Nord dividendo la Valle Isorno ad Ovest dalla Valle Onsernone ad Est, mentre il suo versante settentrionale è posto alla testata della Valle di Vergeletto in Canton Ticino. Ecco la collocazione del Pizzo Medaro! Secondo me, quindi, occorre molta fantasia per collocarlo in Valle Vigezzo. Come se gli amici vallesani dicessero che la Punta Dufour è la cima più alta della Valle di Saas. Comunque ho il massimo rispetto per le opinioni altrui anche quando, come in questo caso, non le condivido.
Detto questo vi racconto una bellissima escursione dalle parti dell’Alpe Veglia, con meta principale il Lago del Bianco e meta opzionale il nuovo Bivacco Farello, che si trova nella zona delle Caldaie e sostituisce il vecchio bivacco omonimo alla Bocchetta d'Aurona. Ci ero già stato con i Trotapian nel 2018, un mese prima dell’inaugurazione ufficiale. E’ valsa la pena di ritornarci, seppure con un po’ di fatica in più rispetto a sette anni fa.
GITA N. 190 O 24 – Bivacco Farello
AGOSTO 2025
Dislivello: 1250 m. Tempo totale: 6 h 45’. Sviluppo: 19 km.
Al sofferto risveglio, quando l’alba ci regala la prima luce, le nuvole grigie attaccate alle montagne non promettono nulla di buono, ma si parte ugualmente e le previsioni meteo ottimistiche saranno confermate. Sole e nuvole, ma gli ombrelli resteranno in auto. A Varzo per il caffè si ritrovano tre badanti, un “quasi giovane” al rientro e quattro anziani. Ottimizziamo gli equipaggi, perdendoci anche nel caotico cantiere di San Domenico e raggiungendo a fatica il parcheggio di Ponte Campo, 1320. Oltre il ponte sul torrente Cairasca non seguiamo la gippabile, ma imbocchiamo, subito a destra, il sentiero F10 che si ricongiunge con la strada a quota 1435, in corrispondenza del bivio per l’Alpe Vallè e della sbarra che impedisce l’accesso a Veglia ai non autorizzati lungo la pista, comunque riservata ai coraggiosi, come la storia recente ci insegna. Il cartello di “attenzione caduta sassi (o massi)” che qui troviamo non deve essere assolutamente sottovalutato.
Breve sosta alla Cappella del Groppallo, dove termina la salita ed inizia il tratto pianeggiante che domina le profonde gole del Cairasca. Qui sono in corso dei lavori quanto mai necessari di riassesto. Dopo poco più di un’ora siamo alla Porteia, 1710, accesso naturale alle meraviglie dell’Alpe Veglia. Passando sulla sinistra orografica del torrente, arriviamo al Rifugio Città di Arona, 1750, e proseguiamo lungo il sentiero F22, inizialmente nel bosco e poi su un ripido pendio ora, ahimè, soleggiato. Dopo quasi un’ora e mezza dalla Porteia siamo sul pianoro del Lago del Bianco, 2154, incredibile punto panoramico sul Monte Leone e sulle cime circostanti.
Questa era la meta ufficiale, ma non sia mai detto che le “giovani marmotte” rinuncino ad altri trecento metri di dislivello per tornare, gli ex Trotapian, al Bivacco Farello dopo sette anni. Lo stanco decano, oggi ancora io, si rassegna. E così, proseguendo sempre diretti a nord est, saliamo a Pian d’Erbioi, 2265, dove viene concessa una breve pausa colazione. Questo è un punto strategico per escursioni ed ascensioni nella zona. A sinistra (nord) si sale al Passo di Boccareccio (verso Binn e Helsenhorn), alla Torre Vitali e alla Cima delle Piodelle.
Verso oriente ci sono Le Caldaie, la Punta di Boccareccio, il Pizzo Moro. A sud si scende di poco per risalire poi al Passo di Valtendra, verso Devero. Dopo un’ora e un quarto dal lago l’avanguardia è al Bivacco Farello, 2465. I giovani, in attesa del vecchio, proseguono per il laghetto in zona Caldaie, dove s’imbattono in qualche decina di stambecchi. Mi hanno raccontato che qualcuno, di recente, ha bruciato il libro del Bivacco, così come in altri bivacchi o rifugi non custoditi dell’Ossola. Ed ha abbinato questo bel gesto ad altri vandalismi.
Le domande sono: qual è il contenuto di questi cervelli malati? Che motivazioni possono avere? Vendette contro qualcosa o qualcuno? Invidia per chi ama veramente la montagna senza bisogno di vandalizzarla come loro? Con questi dubbi visito l’interno del bivacco, dove gli ultimi ospiti hanno lasciato tracce, come non farebbero certamente a casa propria. Riassettiamo ma preferiamo sfamarci all’esterno. Ridiscendiamo a Pian d’Erbioi dove, dopo una breve riunione, decidiamo di scendere a sinistra (est e poi sud ovest) lungo il sentiero F22b fino a Pian dul Scricc, 1900. Molti dei cartelli indicatori, non solo qui, sono rovinati, quasi illeggibili.
Speriamo non si tratti anche qui di stupido vandalismo, ma essendo in un parco naturale regionale auspichiamo vengano sostituiti quanto prima. Siamo in agosto e si aggirano in zona tante persone alle quali una buona segnaletica può essere molto utile. A meno che ci sia carenza di personale. Lungo la sterrata passiamo da La Balma e ritorniamo sulla piana dell’Alpe Veglia appena prima del ponte che ci riporta sulla destra orografica. Ripassiamo dalla Porteia e dalla Cappella del Groppallo. Siamo a Ponte Campo dopo tre ore dal bivacco. L’ora tarda sconsiglia la sosta al bar per festeggiare la stupenda giornata.
Gianpaolo Fabbri